Non se anche a te capita, ma su Instagram mi compaiano spesso reel in cui psicologi parlano di persone e comportamenti.
Su tik tok è ancora peggio: sembra che tutti siamo nello spettro delle patologie mentali.
Il fatto è che è probabilmente vero: tutti noi c’abbiamo qualche turba, qualche angolo smussato che non entra bene con gli altri pezzi del puzzle.
Alcuni vanno dritti a ripetere e ripetere il solito labirinto che riporta nella stessa fine. Qualcuno ci si perde, qualcuno non sa dove sbattere la testa.
Altri trovano sfoghi: le amicizie, lo sport, viaggiare, bere.
Il viaggio è per forza una parentesi nelle nostre vite. Contiamo i giorni che mancano, contiamo i giorni che sono passati da quando siamo tornati.
In tutti i viaggi che ho fatto c’era una componente che mi metteva una grande tranquillità: il tornare allo stato brado.
Svegliarsi col sole, andare a dormire col buio, fermarsi a mangiare quando si ha fame, sentire che il sangue si muove su e giù per il corpo.
Insomma, sento tranquillità nell’essere più vicino all’essere animale.
A quella forza primordiale che chimicamente ci mette a posto dopo una giornata in bici. O che ci fa gustare quella terribile pasta ai broccoli presa per sbaglio perché non capivamo il nome.
C'è qualche istinto in noi che taglia come il burro tutto il labirinto che il nostro cervello troppo sviluppato ha creato.
Sudare, farsi male, piangere, ricominciare.
Non è una questione di essere “forti” o “possenti”, ma di entrare in contatto con questa forza primordiale che scalpita durante tutto l’anno.
Ora sto “preparando” l’Islanda, ma sto adocchiano altri posti dove andare allo stato brado nelle prossime settimane.
In Islanda so che sarò in quello stato: sbatacchiato dal vento, bagnato dai fiumi, coperto di fuliggine e sabbia.
Bello, confermo!